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MTG: Risoluzione dei Conflitti Testo

Salve e benvenuti al Modulo di Risoluzione dei Conflitti di Judge Academy. Mi presento, sono il Dottor Steven Edelson, docente di imprenditorialità e gestione, arbitro di calcio e Judge di Magic: The Gathering

In questo Modulo andremo a coprire un vasto numero di argomenti legati ai conflitti tra cui capire cosa sia uno scontro, i differenti livelli di pericolosità, come comportarsi ed il vostro ruolo come Judge nel risolverli. Iniziamo con il primo punto: “Cos’è un Conflitto?”

Per capire un qualsiasi fenomeno è sempre meglio prima trovarne la definizione in modo da avere una buona base per analizzarlo. Esistono molte accezioni della parola conflitto, il dizionario Merriam-Webster la descrive come: “Relazione antagonistica fra soggetti individuali e/o collettivi incompatibili (quali idee divergenti, interessi o persone); così come conflitti di principi – Generalmente si tratta di conflitti interpersonali

Un’altra definizione può essere “stress mentale risultante dall’incompatibilità o dalla contrapposizione di bisogni, impulsi, desideri o richieste interne od esterne” nel caso in cui la coscienza del soggetto si scontri con i doveri o le responsabilità di questi – questo è noto come Conflitto Intrapersonale

Come professore talvolta preferisco una definizione che possa fondere entrambe le sfaccettature proposte. Tale può essere “Una forma di interazione tra parti con differenti interessi, percezioni e preferenze.”

Guardando questa definizione vi sono alcune specifiche parole chiave. Un conflitto è un’interazione tra parti; questo significa che, spesso, coinvolge due o più persone che interagiscono tra loro. Queste due parti avranno interessi differenti. L’interesse è semplicemente ciò che un individuo vuole raggiungere in una data situazione; nel gioco di Magic ogni giocatore vorrà vincere la partita creando così un conflitto naturale tra gli interessi di entrambe le parti coinvolte.

Le due fazioni possono anche essere in disaccordo riguardo la percezione della realtà. La percezione è il processo secondo il quale ogni individuo organizza ed interpreta le proprie risposte sensoriali in modo da dare un significato a ciò che lo circonda. In altre parole la percezione è il modello che permette alle persone di organizzare il gigantesco quantitativo di informazioni che raccolgono e permette loro di raccoglierle in schemi. Durante una partita di Magic un giocatore che si prende il suo tempo e gioca in maniera cauta può essere interpretato dal suo avversario come se stesse cercando di prendere un vantaggio giocando lentamente. Risulta quindi molto importante capire che il comportamento delle persone si basa su come queste percepiscono la realtà e non sulla comprensione oggettiva di ciò che li circonda. Il mondo, così come lo percepiamo, è il risultato di ciò che riteniamo comportamentalmente importatne. Come persone usiamo la percezione della realtà per decidere come comportarci e questo ha un notevole impatto sulla gestione dei conflitti e sulla loro risoluzione.

Infine le parti coinvolte in un conflitto possono differire per quanto riguarda le proprie preferenze. Per portare qualche esempio più vicino ai tavoli da gioco si può prendere la scelta che fa ogni giocatore riguardo le proprie buste proteggicarte, il fatto di avere o meno carte foil o in lingue estere all’interno del mazzo e così via. Diversi giocatori possono TAPpare i permanenti in maniera diversa (c’è chi li ruota di 45° e chi di 90°) o ancora differire nel tipo di dado (o dadi) da lanciare per decidere il giocatore iniziale dell’incontro. Persino in queste situazioni si possono creare dei conflitti.

É importante capire che il termine “conflitto” non deve sempre avere un’accezione negativa. Esistono differenti forme e differenti motivi per cui si generano i conflitti. Questa cosa è da tenere sempre a mente nel momento in cui, nel ruolo di arbitro, si cerca di gestire le interazioni tra i singoli ed/o i gruppi.

Vi sono due tipi di conflitto, specialmente se prendiamo i conflitti interpersonali: il tipo A o conflitto affettivo ed il tipo C o conflitto costruttivo.

Il conflitto affettivo è più incentrato sulla persona e, come suggerisce il nome, spesso coinvolge una risposta di tipo emotivo. I conflitti relazionali implicano disaccordi riguardo relazioni interpersonali e solitamente portano ad attriti, risentimento e rancore che possono impattare negativamente le future interazioni. Questo è altamente disfunzionale.

Un conflitto costruttivo è incentrato sul risultato o sulla metodologia di lavoro e, come suggerisce il nome, spesso porta a risultati positivi. Disaccordi su processi di risoluzione dello stesso impiego possono portare a migliori performance se le parti coinvolte sono in grado di cooperare.

La sfida che andrete ad affrontare come arbitri è quella di incoraggiare i conflitti costruttivi minimizzando l’impatto di quelli affettivi. Questo diventa sempre più arduo nel momento in cui entrambe le tipologie risultano legate tra loro o vengono percepite in maniera differente dalle parti coinvolte evidenziando quindi l’importanza di una comunicazione chiara ed efficace.

Se, ad esempio, mi dite che ho risposto ad una chiamata ad un tavolo in maniera errata e mi presentate delle valide motivazioni allora abbiamo il classico esempio di conflitto costruttivo. Attenzione però, a seconda del rapporto instaurato tra noi, potrei prendere queste critiche come un attacco personale. Invece di ricevere il messaggio “Questa chiamata è stata risolta nel modo sbagliato perché…” potrei aver capito “Steve è un idiota, un pessimo arbitro e non capisce né MTR né IPG”. Questo è come si può manifestare un conflitto affettivo.

Questo può sembrare un po’ estremizzato ma è nella natura umana cercare di difendersi e, se un’idea o un’azione che associamo a noi stessi viene rifiutata o resa pubblicamente nota come errata, spesso verrà interpretata come una critica personale.

Proseguendo nel nostro viaggio per comprendere la risoluzione dei conflitti andremo ad esplorare i vari livelli che caratterizzano le divergenze.

Ora che abbiamo una visione più chiara di cosa sia un conflitto proviamo ad analizzare e capire quelli che chiamo i differenti livelli di conflitto. Iniziamo con il primo: il locus di un conflitto.

Il termine locus definisce una particolare posizione di un oggetto o di un luogo. In questo contesto, ovvero parlando del locus di un conflitto, faccio riferimento alla particolare relazione tra le parti tra cui avviene lo scontro. Nella maggior parte dei casi assisteremo a conflitti interpersonali tra due avversari seduti allo stesso tavolo ma attenzione, questi scontri possono crearsi anche tra due (o più) persone non coinvolte in alcuna partita.

I conflitti possono anche essere intrapersonali, ovvero interni al singolo individuo. Se infatti ricordate la citazione del dizionario al riguardo recita: “stress mentale risultante dall’incompatibilità o dalla contrapposizione di bisogni, impulsi, desideri o richieste interne od esterne” e questo si presenta quando un giocatore è indeciso su che giocata fare o ha dei dubbi su una mossa appena fatta. Questo tipo di insicurezza può portare a creare o almentare futuri conflitti.

Anche i conflitti tra gruppi di persone ricadono nella definizione del locus. L’esempio più semplice può essere un attrito tra due team avversari ad un evento a squadre. Esistono altre casistiche come i conflitti tra i giocatori e gli arbitri ma ricordiamoci che non tutti i conflitti devono avere un’accezione negativa; questi scontri possono essere sia del tipo affettivo che di tipo costruttivo.

Infine esistono i conflitti all’interno dei gruppi, identificabili come conflitti interpersonali tra i suoi componenti. Un esempio molto diretto potrebbe essere un attrito tra i componenti di un team durante un evento a squadre o, ancora, tra gli arbitri di un evento riguardo l’nterpretazione delle policy. Come detto prima riguardo altre forme di conflitto questa non deve per forza essere un’esperienza negativa ma, al contrario, può essere l’occasione di un confronto costruttivo.

Un altro livello di conflitto di cui dobbiamo essere consci in quanto arbitri è il soggetto di questo conflitto. Nella maggior parte dei casi saranno i giocatori o gli arbitri ad essere coinvolti ma ricordiamoci che non sono le uniche figure presenti, possono esservi attriti anche tra gli organizzatori, i venditori e addirittura gli spettatori. Un esempio calzante è quello in cui uno spettatore nota un errore durante una partita e non sa come comportasi al riguardo.

I conflitti possono avere origine da una vastità di fonti che chiameremo Fattori di stress. Lo stress è infatti la sensazione di tensione fisica o emotiva e può provenire da qualsiasi azione o pensiero che fa sentire la persona frustrata, arrabbiata o nervosa. Lo stress è il modo in cui il corpo reagisce ad una sfida ed il fattore di stress è ciò che causa questa reazione. Ora vi chiederete a cosa serve sapere l’origine dello stress di una persona ma, conoscerne la fonte può aiutare a gestire lo stress e cambiare il corso del conflitto da affettivo a costruttivo.

Possono esistere fattori di stress personali quindi non legati al gioco. Del resto siamo tutti esseri umani al di fuori dei tornei di Magic e le nostre vite sono caratterizzate da eventi che possono essere causa di stress. Questo stress può non venire a galla nelle situazioni esterne al gioco ed essere una causa nascosta di possibili attriti durante un torneo. Un conflitto può non essere nato durante una partita ma può manifestarsi in quel momento e ciò rende difficile identificare il fattore di stress se questo non è presente.

Ovviamente lo stress può provenire anche da una partita che si sta giocando e sicuramente è il caso più frequente che capiterà di affrontare. In casi come questo ci sono molte meno “informazioni nascoste” da tenere conto; in oltre come arbitri potremmo sentirci messi in discussione se viene richiesto l’appello al Capo Arbitro. In questo modo diventiamo noi stessi una delle parti coinvolte nel conflitto e, conoscere la fonte di tale attrito, ci permetterà di poterlo comprendere meglio.

Durante un torneo, specialmente se questo prevede parecchi turni, le persone possono soffrire di stress per via di ciò che è accaduto loro precedentemente in altri incontri. Un giocatore può aver perso una partita perché il suo avversario ha pescato la carta giusta al momento giusto, oppure ha preso un Game Loss per via di un deck check. Un altro giocatore può aver fatto un errore che gli è costato l’ultimo match ed ora deve assolutamente vincere ed avere un buon tie-braker per poter proseguire. In tutti questi casi lo stress non è legato alla partita che stanno giocando al momento.

Infine lo stress può provenire anche da interazioni con altre persone avvenute in loco. Può essere il caso in cui due persone dello stesso negozio sono in competizione tra loro oppure nell’eventualità in cui un giocatore riconosce un judge con il quale ha avuto un conflitto in precedenza riguardo ad un ruling; le persone possono soffrire di stress per via di eventi accaduti precedentemente e non legate al torneo in corso.

Ora andremo ad analizzare in che modo i differenti livelli di conflitto interagiscono durante un torneo. Per prima cosa ricordiamo che il locus definisce se il conflitto è interpersonale, intrapersonale, tra gruppi o allinterno di un gruppo. In oltre ricordiamo anche che non si parla soltanto di giocatori ma anche gli arbitri, gli organizzatori, i venditori e gli spettatori possono essere coinvolti sia in casistiche legate al gioco che in altre completamente esterne ad una partita.

Questi livelli sono sempre interagenti tra loro. Ad esempio un giocatore può avere un dubbio (conflitto intrapersonale) e ciò può portarlo ad avere un conflitto interpersonale, anche all’interno di un gruppo. Questo può voler dire che viene chiamato un arbitro il quale darà la penalità adeguata al caso. Questo può risultare in un giocatore che ha un conflittocon il proprio avversario, con voi -l’arbitro- ed anche l’organizzatore che vi ha assunto!

Consideriamo la situazione in cui un giocatore od un arbitro siano stressati per via di alcuni fatti della loro vita privata. Sarebbe fantastico se riuscissimo a compartimentare i nostri conflitti interiori ma questo è davvero impossibile, la verità è che i fattori di stress di una parte della nostra vita possono renderci inclini a risentire dello stress anche in momenti a cui sono completamente slegato. Durante un torneo potrebbe capitarci di vedere un giocatore reagire in maniera eccessiva, in questo caso potrebbero esserci dei fattori esterni al gioco che lo hanno portato a questo tipo di comportamento. É importante, come judge, ricordarci che i giocatori possono reagire molto più intensamente rispetto a quanto ci aspetteremmo; per quanto ci riguarda potremmo semplicemente assistere alla proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Una situazione che può portare ad un conflitto è sicuramente il fatto di chiamare l’arbitro. Assumiamo il fatto che siate stati chiamati riguardo un disaccordo sull’applicazione di una regola e quindi questo possa essere un conflitto costruttivo. Prendiamo in esame la situazione in cui Alex, il giocatore attivo, vi chiama perché non concorda con ciò che Nicky afferma riguardo una certa regola. Ancora una volta sottolineiamo il fatto che questo sia un contrasto costruttivo, non ci sono attriti personali o sfiducia tra i due. Ad ogni modo Nicky può interpretare il fatto di aver chiamato un arbitro come un modo per mettere in discussione la sua reputazione. L’atto stesso di coinvolgere un judge può provocare dello stress, specialmente ad un nuovo giocatore che può credere venga messa come posta un gioco la propria onestà. In questo caso abbiamo visto come un conflitto costruttivo può precipitare in una forma di conflitto affettivo

Questi sono soltanto alcuni dei moltissimi esempi di come i conflitti possano interagire su più livelli. Quando consideriamo questi rapporti tra confliti e chi li vive, voi -l’arbitro-, potreste essere coinvolti in attriti con altri arbitri riguardo ad alcune chiamate o al modo in cui un torneo viene gestito. Potreste scontrarvi con i giocatori, gli spetatori o con l’organizzatore o i venditori presenti. La sfida sta nel fatto che, come arbitri, si debba essere la figura che pone fine a questi conflitti, non che ne diventa parte integrante. Riconoscere i locus o le fonti dei vari conflitti che incontriamo (anche quelli che ci coinvolgono personalmente) è un importantissimo passo avanti verso la gestione e la risoluzione del conflitto.

Passiamo ora dall’esaminare i livelli a vedere come gestire un conflitto.

In questa serie di slides proporrò delle linee guida per affrontare i vari conflitti che vi troverete davanti sia nel casi in cui siate coinvolti nel contrasto sia nel caso in cui siate vi troviate ad assistervi

Come judge tendiamo a coprire uno dei due ruoli: il mediatore o arbitro. Ora questa è una generalizzazione delle attività che un judge svolge. Mentre non vi è nessun patentino per mediatori negli Stati Uniti, esistono organizzazioni che certificano queste figure, proprio come Judge Academy certifica gli arbitri per il gioco. Molto probabilmente non sarete mediatori certificati ma sarete in grado di sfruttare molte delle competenze richieste nel campo della risoluzione e gestione dei conflitti.

Sia i mediatori che gli arbitri svolgono un lavoro simile. Il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti definisce i compiti comuni ad entrambe le figure, ed alcuni li affronteremo in queste slides. Per prima cosa facilitano la comunicazione tra le parti coinvolte in un conflitto in modo da indirizzarle verso un comune accordo. Se state rispondendo ad una chiamata ad un tavolo, parte del processo è assicurarvi che entrambi i giocatori possano esprimersi in libertà e senza interruzioni.

Un altro punto in comune tra arbitri e mediatori è quello di chiarire i dubbi e le insicurezze di tutte le parti coinvolte. Durante una chiamata, prima di annunciare il ruling, dovete assicurarvi che tutti siano d’accordo sull’oggettività dei fatti accaduti e del perchè siete stati chiamati. Nel caso così non fosse la cosa va chiarita immediatamente e, questo può richiedere dei colloqui individuali con le parti coinvolte al fine di ottenere tutte le informazioni di cui abbiate bisogno. Talvolta è necessario parlare con i giocatori lontano dal tavolo oppure, ad esempio durante un’investigation per un deck check, spiegare chiaramente il processo che vi ha portato alla conclusione di cui lo state informando è una parte importante della gestione del conflitto ed aiuta a minimizzare le posibbilità che la situazione degeneri.

Proprio come un mediatore o un arbitro deve applicare le giuste leggi, regolamentazioni e precedenti per arrivare ad una conclusione, così anche voi, come judge, dovrete applicare le MTR e le IPG appropriate per trarre le vostre conclusioni.

Come anticipato all’inizio di queste slide, generalmente, prendiamo uno dei due ruoli: Mediatore ed Arbitro. Dopo aver raccolto le similitudini tra i due è giunto il momento di delinearne i confini, le differenze. Un arbitro è una figura imparziale competente in un determinato campo, che ascolta e prende le decisioni riguardo le dispute tra due parti. Spesso gli arbitri vengono chiamati nei cosiddetti “Arbitrati Vincolanti” dove la loro decisione eè finale ed appunto, vincolante. Questa è la casistica più comune che andrete ad affrontare rispondendo alle arie chiamate durante i tornei, specialmente quando andrete a coprire il ruolo di Capo Arbitro (o nel caso in cui siate da soli).

Anche il mediatore è una figura neutrale che aiuta le persone a risolvere i loro attriti ma, a differenza dell’arbitro, i mediatori non emettono verdetti. Durante la vostra carriera da judge farete molto più che elargire sentenze riguardo il regolamento. Come precedentemente accennato ci saranno momenti in cui sarete in contrasto con altri arbitri – o verrà chiesta la vostra opinione da altri due colleghi e ciò che risponderete non sarà una decisione vincolante ma potrete sfruttare gli stessi processi per aiutarli a raggiungere la chiusura del conflitto. Frequentemente, svolgendo il ruolo di mediatore, vi troverete ad usare delle tecniche di ascolto attivo (che spiegherò più avanti) per favorire la chiusura della disputa.

Potreste trovarvi quindi ad usare le vostre capacità di risoluzione dei conflitti NON per imporre una decisione alle parti coinvolte ma per incoraggiarli a trovare loro stessi un’accettabile soluzione; siano essi giocatori, venditori, spettatori o altri judge.

Nel caso siate già in abili nell’utilizzo delle tecniche di ascolto di cui tratterò ricordatevi che è non dobbiamo limitarci ad ascoltare semplicemente le parti coinvolte ma dobbiamo scavare più a fondo. L’ascolto attivo è molto più che semplicemente sentire ciò che viene detto ma si basa sul prestare attenzione all’intera conversazione. Per quanto possa sembrare ovvio se siete coinvolti in un conflitto come mediatore, arbitro o parte attiva, ponete la vostra attenzione su cosa viene detto ma focalizzatevi anche sul modo in cui viene detto. Purtroppo in questo modulo non ci occuperemo approfonditamente della comunicazione non verbale ma ricordate che i gesti ad esso legati sono una parte importantissima della conversazione; saper interpretare questi segnali avrà sicuramente un impatto positivo sulle vostre abilità di gestire il conflitto.

Oltre ad osservare ed interpretare ciò che accade, uno dei tratti che distinguono l’ascolto attivo è la capacità di riflettere e ribadire i concetti ascoltati. Riflettere è la capacità di ripetere o parafrasare quello che è stato detto in modo da dimostrare ciò che avete capito del discorso. Ribadire i concetti utilizzando parole diferenti permette di assicurarsi che ciò che avete sentito e ciò che è stato detto coincidano; nel caso così non fosse basterà chiarire la situazione con un paio di domande.

Ora che avete ascoltato tutte le parti coinvolte nel conflitto non dovete affrettare il vostro giudizio. Il processo di ascolto non è il momento in cui prendete le decisioni; è un modo per raccogliere bene tutte le informazioni necessarie ma anche per dimostrare che siete attivamente coinvolti nella risoluzione del problema e per assicurare ad entrambe le parti un trattamento equo. La loro percezione del vostro coinvolgimento è un fattore importante che li aiuterà ad accettare il vostro verdetto finale. Dovete rimanere neutrali perchè anche il più semplice e lampante dei casi può essere stravolto quando un altro tesimone illustra la sua interpretazione dei fatti.

Una parte di questo lavoro di gestione è quella di assicurarsi che tutti i coinvolti abbiamo l’opportunità di raccontare la propria versione della storia. Usando l’e tecniche di ascolto illustrate in queste slide dovreste essere in grado di fornire loro questa sicurezza e, il fatto di sentirsi ascoltati, aumenterà le probabilità di accettazione del vostro verdetto.

La fase finale del processo di ascolto è quella che prevede la vostra comunicazione chiara e la formulazione di risposte appropriate. Se ad esempio state risolvendo una domanda sul regolamento spiegarlo con chiarezza è importante. Mentre potrebbe essere sufficiente dire qualcosa come “In questo caso la creatura di Alex morirà” , una spiegazione concisa di come siete arrivati a formulare la soluzione favrirà l’accettazione del verdetto. Questo risulta più importante nel caso stiate dando un Warning, un Game Loss, un Match Loss o addiritura una Squalifica; riuscire a far accettare la sanzione definisce se il conflitto è stato gestito bene o se rischia di espandersi ulteriormente.

Analizziamo ora la parte finale, ovvero fornire una risposta approrpiata. Una delle tecniche dell’ascolto attivo è quella di imitare i comportamenti della propria controparte, ovvero copiare il loro linguaggio del corpo ed il tono. Attenzione però che ciò può essere controproducente se l’individuo che state ascoltando è adirato o agitato, non vorrete certo inasprire il conflitto rispondendo a tono! È quindi importante riconoscere che lo stato d’animo dei giocatori possa essere giunto al suo limite e, un’ottimo modo per esprimerlo all’interessato è: “I tuoi sentimenti sono giustificati ma non lo è il tuo comportamento”.

Finora vi ho accompagnato attraverso l’introduzione ai conflitti, i loro livelli e gli strumenti che si possono usare per gestire i contrasti. In quest’ultima sezione del modulo voglio discutere con voi il ruolo dell’arbitro e presentare altre tecniche che potete sfruttare.

Quando parlo del ruolo del judge durante la risoluzione di un conflitto ciò che ci si aspetta da questa figura può variare in base a più fattori; prestiamo attenzione ai lielli di conflitto che abbiamo analizzato in precendenza. Per prima cosa che tipo di conflitto andiamo ad affrontare? Sarà una situazione basata sull’emotività decretando così un conflitto affettivo o ci troveremo davanti ad una situazione più tranquilla dove le due parti sono finalizzate alla risoluzione del problema? Un’altra variabile da considerare è la fonte del conflitto. Affacciandovi al contrasto cercate di capire se l’attrito è basato su una situazione di gioco o se qualcosa di personale di una delle due parti coinvolte potrà aiutarvi a sbrogliare il problema. Infine conoscere chi è coinvolto nel conflitto ed il loro stato d’animo sono altri due punti estremamente importanti.

Il vostro compito principale è quello di calmare gli interessati. Ciò può essere difficile nel momento in cui voi siate direttamente coinvolti nel conflitto ma è importante mantenere sotto controllo le vostre emozioni. questo è possibile praticando la cosiddetta Intelligenza Emotiva ma, di nuovo, questo non è il luogo adatto per parlarne. Tuttavia cercherò di darvi una breve spiegazione: l’intelligenza emotiva è l’abilità di comprendere e gestire le proprie emozioni riuscendo anche ad interpretare correttamente e capire le emozioni degli altri.

La prima parte dell’intelligenza emotiva si basa sull’autocoscienza; del resto non potete capire le emozioni degli altri se non comprendete le vostre e soprattutto l’impatto che i vostri sentimenti hanno sugli altri ed il modo in cui questi le percepiscono.

Mentre considerate quale sarà il vostro ruolo nella gestione del conflitto provate a fare un passo indietro e chiedetevi: “Sono io una delle persone coinvolte?”. Talvolta ciò potrebbe accadere, sia che si parli di un contrasto affettivo che di uno costruttivo. Capire quale sia il vostro posto nel confronto dovrebbe esservi d’aiuto per poter utilizzare la vostra intelligenza emotiva, anche se vi trovate coinvolti in un conflitto affettivo; del resto come judge vi è stata data fiducia per quanto riguarda la risoluzione di qusto genere di problemi, anche se coinvolgono voi in prima persona.

Se non siete parte del conflitto considerate l’eventualità che possiate diventarlo. L’autocoscienza gioca un ruolo molto importante poiché permette di comprendere il vostro livello emotivo e se vi sono possibilità che voi stessi aggiungiate qualcosa al conflitto; capendo questo potete fare in modo di non far precipitare la situazione. Ma per poterlo fare dovete prima essere consci del fatto che qualcosa possa far scattare in voi questo tipo di risposta.

Un modello di risoluzione del conflitto abbastanza comune è il cosiddetto Modello Bidimensionale nel quale possiamo etichettare i nomi degli assi come “Interesse per il risultato” e “Interesse per le relazioni”.

Analizzando così il modello, le parti coinvolte possono avere preferenze riguardo una delle due dimensioni del conflitto. Il primo, l’interesse per il risultato, riguarda la conclusione vera e propra del conflitto, ovvero risolvere ciò che l’ha generato.

Ad esempio se due giocatori, Alex e Nicky, sono in disaccordo riguardo una regola, allora un semplice ruling è un risultato tangibile essendo scritto sul regolamento. L’interesse per le relazioni d’altro canto,fa riferimento all’importanza che le parti coinvlte hanno della loro relazione. Nel precendente esempio è possibile che Alex e Nicky siano amici e che vogliano continuare a coltivare la loro amicizia così come è possibile che non si siano mai incontrati prima e non abbiano nessun interesse ad intrecciare le proprie vite.

Se un individuo pone una maggiore enfasi sul risultato piuttosto che sulla relazione interpersonale allora, probabilmente, si porrà in maniera più competitiva in relazione al conflitto. Usare questa strategia lo costringerà ad avere una presa maggiore su quello che realmente vogliono, ovvero un responso favorevole da parte dell’arbitro.

D’altro canto se un individuo preferisce mantenere una buona relazione con la sua controparte nel conflitto allora sarà più accomodante. In questo caso potrebbero anche non voler chiamare un arbitro lasciando piena libertà all’altra parte coinvolta. Entrambe queste soluzioni possono essere considerate una “Vittoria-Sconfitta” dove una parte vince l’esito mentre l’altra lo perde.

Un terzo caso può essere l’eventualità in cui un individuo non abbia interesse nè nel risutato nè nelle relazioni evitando in toto il conflitto. Questo scenario non va a vantaggio di nessuno poichè l’eventuale problema non viene affrontato ed il rapporto tra le due parti non viene studiato. Un esempio di questo caso può essere un giocatore che non ha intenzione di giocare un torneo per via di conflitti che non ha intenzione di risolvere.

Erroneamente si preferisce la condizione per cui vincono tutti: il compromesso. Io sono qui per fare a pezzi questo mito. Il compromesso, come indicato nel grafico, ricade nell’ottenere meno di ciò che si vuole per quanto riguarda entrambi gli aspetti, ovvero il risultato ed il rapporto. Se Alex e Nicky vogliono entrambi mantenere il loro rapporto ed avere ragione il compromesso, per quanto ci possa tentare, non è la via migliore.

Proviamo a fare un esempio slegato da Magic. Poniamo il caso che dobbiate andare da Chicago a Cleveland per arbitrare un Magic Fest e intendete ridurre le spese dando un passaggio ad altre persone. Calcolate quindi che ne vale la pena se, accompagnando una persona, questa vi rimborsa 50$ per le spese di benzina, pedaggi e consumi. Un vostro amico vi dice che può offrirvi 25$ ma non è abbastanza quindi vi venite incontro e decidete che vi darà 37.50$ e voi lo porterete fino a Toledo, a metà strada per Cleveland. In questa situazione non vincete entrambi, al contrario nessuno è davvero contento. Il compromesso è ciò che conduce a scioperi e malcontenti ogni volta che si stabilisce un nuovo contratto collettivo. Il compromesso non è una buona soluzione.

Quello di cui c’è bisogno è un passo significativo dalla situazione di compromesso verso la collaborazione. Detto questo collaborare non è certo semplice, richiede che entrambi le parti in conflitto vedano questo esito come valido così come la relazione che si andrebbe ad instaurare tra loro. Per passare dal compromesso (o una qualunque delle strategie di gestione del conflitto sopracitate) alla collaborazione, entrambi i coinvolti devono poter condividere le informazioni per poter raggiungere una “win-win situation”. Nell’esempio del viaggio il vostro amico potrebbe avere dei buoni per la benzina da aggiungere al denaro o potrebbe portare un’altra persona per abbassare i costi del viaggio.

Detto questo ognuno dei metodi precedentemente esposti è valido in certe situazioni, anche il compromesso. Come Judge dobbiamo capire il punto di vista di ogni persona coinvolta nei conflitti che incontreremo poichè così potremo usare i migliori strumenti e soddisfare tutti; e se questo non fosse possibile almeno fare in modo che il processo fosse equo e giusto.

Una cosa da tenere in considerazione, specialmente durante un conflitto e la sua risoluzione, è capire che esistono delle divergenze tra come gli individui comunicano, specialmente quando si aggiungono delle differenze culturali.

I segni non verbali che si accompagnano alla comunicazione non sono universali; ad esempio negli Stati Uniti se un giocatore evita il contatto visivo possiamo pensare che stia cercando di nascondere qualcosa, in altre culture può invece essere inteso come un segno di rispetto. Allo stesso modo un tono di voce alto può essere lo stile comunicativo normale di un giocatore, questi non deve essere per forza agitato.

I problemi di traduzione o di linguaggio dovrebbero essere qualcosa a cui vi adatterete durante la vostra vita da arbitro. Molti giocatori sono in grado di esprimersi bene in inglese (o qualsiasia altra lingua) anche se non è la loro principale; ad ogni modo ci saranno dei momenti in cui alcune parole sfuggono loro o una traduzione che ha senso nella loro testa (o nella vostra se state parlando in una lingua che non è la vostra) non è esatta. Siate pazienti, cercate di capire e, se possibile, cercate di far comprendere che il messaggio è stato ricevuto correttamente.

Alcune culture possono essere più o meno inclini ad affrontare apertamente un conflitto mentre altre possono vedere in maniera negativa lo sfidare la vostra autorità come arbitro.

Infine, dopo aver parlato di differenze culturali, ricordatevi che le persone sono tutte differenti tra loro! Quello che intendo dire è che ci saranno individui che saranno più o meno a loro agio ad iniziare un confronto o a mettere in discussione la vostra autorità e potrebbero mandare segnali non verbali differenti da quelli che vi aspettate. Trovare un modo di permettere ai giocatori di comunicare con voi in maniera da metterli a proprio agio è importantissimo, e questo può portarvi ad invitare i giocatori a parlare lontano dal tavolo per facilitare la risoluzione del conflitto.

L’ultima informazione che questo modulo vi fornisce è relativa a come andare oltre il conflitto. Come judge dovreste essere già in grado di risolvere velocemente contrasti minori come semplici domande sul regolamento e di lasciare le parti coinvolte soddisfatte. Indipendentemente dal tipo di conflitto ricordate di comunicare in modo appropriato (questo include la comunicazione scritta, incluso il modo in cui scrivete un warning su una game slip), assicuratevi di farlo in modo chiaro anche con il vostro Capo Arbitro e Scorekeeper in caso lavoriate ad un evento con altri arbitri. Soprattutto comunicate bene con i giocatori, spiegate le vostre decisioni in maniera decisa ed imparziale; questo favorirà un percorso costruttivo ed in questo modo modellerete le comunicazioni ad essere positive. Infine siate aperti all’automiglioramento, del resto non esiste arbitro al mondo che possa dire di non aver mai commesso un errore. Farete degli sbagli, così come i giocatori possono fare delle giocate erronee; non lasciate che l’aver commesso un errore vi lasci, per così dire, fuori dai giochi. Siate pronti ad imparare sempre ed a crescere; quando possibile parlate con altri judge riguardo le chiamate a cui avete risposto o chiedete a qualche arbitro di seguirvi durante le prossime richieste, non solo dal punto di vista delle regole ma anche in prospettiva della gestione di un conflitto. Ricevere dei feedback dai vostri colleghi è un ottimo modo per aumentare il vostro livello di comfort affrontando i contrasti da differenti prospettive. Discutere un altro modo di fare le cose non vuole necessariamente dire che la vostra tecnica sia sbaglata ma vi da semplicemente una via differente da utilizzare in futuro.

Grazie per essere rimasti con noi fino alla fine di questo viaggio nella risoluzione dei conflitti. Nella prossima slide potrete consultare le fonti e trovare risorse addizionali.

Grazie ancora per aver completato il Modulo di Risoluzione dei Conflitti di Judge Academy